La buvette che non piace al ministro Rotondi, è il luogo privilegiato di incontri, patti e divorzi politici. E di sperimentazioni culinarie e solidarietà. Ma in Palamento sono ben sei i ristorani.
Ci vanno gli onorevoli, seguiti dai fidi assistenti (o portaborse). Ci portano i giornalisti e gli avversari politici (e forse è la stessa cosa). E tra un tramezzino e un caffè, un supplì e una crocchetta, una pizzetta e un bicchier d'acqua: mollano, parlano, si lasciano andare. Oppure disegnano strategie, elaborano piani, alleanze, divorzi... La buvette del Palazzo che il minsitro Gianfranco Rotondi vorrebbe cancellare (per par condicio: dopo aver detto che la pausa pranzo è un "rito che blocca il Paese") dal cuore delle istituzioni è da 60 anni il luogo simbolo, il tempio di tutta un’epica politica e giornalistica. "Lì è passata la storia repubblicana, oltre a un eccesso di colesterolo: Forlani ha rammentato un incontro con Togliatti e Secchia, al bancone anni fa Fini si congratulava con Luxuria per la scelta di un paio di orecchini", scriveva qualche giorno fa il Foglio. Ma "quel salone di legni antichi e vetrate colorate" è anche luogo di sperimentazioni culinarie e solidarietà, va detto: nei punti ristoro della Camera, grazie alla spinta di Ermete Realacci, della Commissione ambiente, è da qualche mese possibile consumare prodotti del commercio equo e solidale: il tè dell'India, l'orzo dell'Ecuador, lo zucchero di canna dal Costa Rica, biscotti al miele e al cacao, succhi di frutta naturalmente tropicale, bevande al guaranà, frutta secca e tostata e infine la birra di riso e quinoa. Mentre a fine ottobre, alla mensa della Camera, i deputati sono letteralmente accorsi, tra una votazione e l’altra, per gustare, ed era la prima volta, "un pasto vegetariano, anzi vegano (né latte o formaggi, né uova). Tutto ciò per suggellare la proposta di legge appena presentata dal loro collega Andrea Sarubbi, per garantire l’opzione vegetariana in tutte le mense pubbliche e private d’Italia". Ma, come vanno gli affari nei "punti ristoro" del Parlamento, dopo l'uscita di Rotondi, leader della Dc per le Autonomie? A gonfie vele, altro che. Dopo che la "settimana bianca" (i 10 giorni di stop al mese durante i quali i deputati - da Regolamento - possono dedicarsi al territorio, inaugurata a inizio novembre dal presidente della Camera Gianfranco Fini), ha messo in crisi le casse del bar di Montecitorio (dalle 1.800 tazzine quotidiane di caffè servite nei giorni più "caldi" dell'attività parlamentare ai 150-200 espressi; dai 300 tra panini e tramezzini dei giorni lavorativi più intensi, ai 50-60 in quei giorni di pausa), ora - come riporta il Giornale: "La cassa registra un aumento di coperti, a pranzo. Segno tangibile che il ventre del Palazzo è rimasto toccato, non solo metaforicamente", dalle dichiarazioni del ministro Rotondi. "Il presidente Fini tace sulla questione, ma i suoi ricordano che da sempre salta il pranzo senza concedersi nemmeno un tramezzino". Sulla questione buvette, già la primavera scorsa si erano alzate polemiche per i prezzi "politici" (leggi: bassi, molto bassi) dell'onorevole pranzo. Ma ora il consiglio "brunettiano" del ministro Rotondi ha ri-portato alla ribalta il "problema". Tra le proteste dei deputati, le critiche dei sindacati, il Giornale informa poi che sono ben "sei i ristoranti in Parlamento. Più due buvette, svariati bar e baretti di ardua conta perché non c’è palazzo o dependance che non abbia almeno una mescita. Se tale ambaradan di mangiare e bere è poco o troppo per una tribù di 950 rappresentanti della nazione, più 3.000 dipendenti e 300 giornalisti, fatevelo dire da un nutrizionista". E quanto spendono Camera e Senato per i servizi di ristorazione? "Una decina di milioni d’euro l’anno, 20 miliardi delle vecchie lire", continua Gianni Pennacchi. "In cibo, alcolici e bevande varie, posate e servizi beninteso, senza contare il personale addetto, camerieri, banconisti, capi e cucinieri. Se al conto si aggiungono anche gli stipendi del settore, si va tranquillamente oltre i 20 milioni d’euro".
mercoledì 26 settembre 2012
Di salato, nei ristoranti del Palazzo, c'è il conto: l'onorevole pranzo costa 10 milioni
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