mercoledì 20 aprile 2016

Esame di avvocato senza codici: HELP!

Tra le novità più rilevanti oggetto del recente decreto Ministero Giustizia 25 febbraio 2016, n. 48, relative all’esame di avvocato, c’è senz’altro quella relativa all’abolizione dei codici commentati a partire dal 2017 (v. Esame di avvocato: riforma rinviata di 2 anni). Cerchiamo di capire il perché di questa scelta, e vediamo cosa cambierà per i praticanti nella strategia di approccio all’esame. Le motivazioni dell’abolizione dei codici commentati L’uso dei codici commentati è stato introdotto nel 1989, con la riforma dell’epoca. Tale introduzione pareva logica e coerente con la preparazione richiesta al candidato. Si richiede infatti che l’avvocato sia non tanto una sorta di computer che sa a memoria leggi e orientamenti giurisprudenziali, quanto un professionista capace di districarsi tra leggi, sentenze, e dottrina, in grado di approntare una difesa organica e coerente per il cliente. Ciò che il candidato deve dimostrare, cioè, non è tanto la memoria, quanto l’uso del ragionamento per risolvere casi pratici. Da qui l’idea di permettere ai partecipanti di consultare anche le sentenze; in fondo, era la ratio del legislatore del 1989, deve essere premiato il ragionamento giuridico sottostante alla soluzione, non le nozioni incamerate mnemonicamente. Fin dai primi anni però questo strumento ha dato pessimi risultati per l’uso (o l’abuso) che ne facevano tutti, praticanti, docenti, commissari. Lo studio infatti non era finalizzato ad apprendere i principi generali del diritto, per poi applicarli al caso pratico, ma a individuare sul codice la sentenza più attinente al caso pratico. Ciò ha prodotto diversi importanti effetti negativi: 1) i corsi di preparazione non erano strutturati per preparare il candidato giuridicamente, ma erano finalizzati a cercare di individuare la sentenza che sarebbe uscita all’esame; questo trend si traduceva nel fenomeno visibile nella home page di ogni corso, dopo l’esame, quando comparivano inevitabilmente scritte pubblicitarie del seguente tenore “seguite il nostro corso; abbiamo individuato durante il corso tutte le tracce assegnate all’esame da avvocato di quest’anno” (praticamente tutti i corsi, indistintamente, si vantavano di questa mirabolante prestazione, che chiunque – anche lo studente da solo - è in grado di raggiungere sol che si attenga nelle sue esercitazioni alle sentenze della Cassazione a SS.UU); perché il miglior corso, insomma, non era quello che forniva la migliore preparazione giuridica, ma quello che “indovinava le tracce”. 2) All’esame, appena letta la traccia, ciascun candidato si affannava a cercare la “sentenza di riferimento”, a tutto svantaggio del ragionamento giuridico sotteso alla soluzione; 3) le tipologie di codici commentati – essendo permesso dalla legge l’uso dei codici commentati, senza specificare però che tipo di commento - sono aumentati a dismisura: ecco quindi, accanto ai classici codici commentati con le massime, apparire: 1) il codice dei contrasti giurisprudenziali, 2) il codice con le sentenze della cassazione a Sezioni unite per esteso; 3) il codice ragionato, con i paragrafi strutturati come un eleborato dottrinale; 4) il top di questo fenomeno fu quello dei codici che accanto alle massime aggiungevano veri e propri commenti dottrinali, mascherati da sentenze (che per fortuna furono proibiti dalla commissioni, fino addirittura a far scoppiare uno scandalo a Striscia la Notizia). Il risultato di questa situazione era anche economico nel senso che per poter affrontare l’esame comprando tutti questi prodotti (la maggior parte dei quali oggettivamente molto utile) occorreva sborsare una cifra pari ad uno stipendio. 4) La cosa più preoccupante però era che – al netto di quel dieci per cento di candidati che seguivano un buon corso, o comunque si preparavano con diligenza anche sui principi generali e sul metodo di redazione dei pareri - il 90 per cento degli elaborati d’esame si riduceva ad un mero copia e incolla di massime, senza alcuna logica, senza un ragionamento giuridico sottostante, e spesso addirittura privi di senso, perché finivano per applicare le sentenze della cassazione anche li dove sarebbe stato opportuno discostarsene. Il panico poi correva tra i banchi in quei casi in cui la sentenza della cassazione di riferimento non esisteva, essendo la traccia basata o su una sentenza di merito o su un caso di scuola. Alcuni anni talvolta si rasentò l’assurdo (insegnando ormai da vent’anni ricordo a memoria tutte le prove dei vari anni, con i rispettivi risultati dei miei allievi). Facciamo alcuni esempi: Nel 2006 venne assegnato un caso in cui in parte teorica si chiedeva di parlare della novazione, mentre nella parte pratica c’era l’acquirente di alcuni beni difettosi, che si rifiutava di pagarne il prezzo dopo che il venditore aveva riconosciuto l’esistenza di questi vizi. La vicenda poteva essere risolta semplicemente mediante l’applicazione dell’articolo 1495 comma 3, in quanto un patto del genere non è una novazione, ma un negozio di accertamento del vizio; purtroppo, siccome esisteva una sentenza della cassazione relativa alla novazione che decideva un caso simile, anche se con presupposti in parte differenti, la maggior parte dei candidati applicò la massima della cassazione senza capirla fino in fondo, con risultati disastrosi. Nel 2003 uscì un caso di diritto penale in cui una giornalista intervistava un privato cittadino, che definiva con male parole (faccendiere e opportunista) un noto amministratore locale. Era appena uscita una sentenza della cassazione che aveva assolto un giornalista in un caso simile, cosicchè molti candidati applicarono acriticamente la decisione riportata nei codici; peccato che la sentenza di assoluzione riguardasse un’intervista fatta a un noto personaggio politico; mentre nell’ipotesi in cui l’intervista sia fatta ad un comune cittadino la soluzione è completamente ribaltata, mancando il requisito dell’interesse pubblico alla notizia. Nel 2000 la prova di civile verteva sui rapporti contrattuali di fatto e sulla responsabilità medica; era da poco uscita la storica sentenza della Cass. 589/1999 che stabiliva l’applicabilità dell’istituto del rapporto contrattuale di fatto alla responsabilità del sanitario dipendente di un ente pubblico, ma nessun codice la riportava, nonostante fosse passato un anno, col risultato che i candidati trattarono il problema basandosi solo sulle sentenze tradizionali, senza centrare il problema. D’altro canto nelle lezioni preparatorie all’esame che feci quell’anno, dovetti trattare l’argomento, avvertendo gli allievi di non incentrare lo svolgimento esclusivamente sul rapporto contrattuale di fatto, ove eventualmente fosse uscita una traccia sull’argomento, perché probabilmente anche molti commissari avrebbero ignorato la sentenza. L’utilizzo del solo codice senza commenti, quindi, serve a rimediare a queste vere e proprie storture, che si sono tradotte in una minore preparazione dei candidati rispetto al passato. Cosa cambia quindi da ora in avanti? L’esame diventa più facile o più difficile? Per chi pretendeva di andare senza preparazione all’esame, contando sul semplice copia e incolla di sentenze che avrebbe effettuato sul momento, l’esame diventerà apparentemente più difficile. Per coloro invece che, come è sempre stato, effettueranno una preparazione su tre livelli paralleli e complementari (ovverosia:1) teoria generale, 2) giurisprudenza, 3) pareri motivati), non cambierà nulla, ma, anzi, miglioreranno le condizioni complessive, perché anziché concentrarsi sulla ricerca della sentenza, si dovrà privilegiare lo svolgimento di un ragionamento giuridico coerente, basato sui principi generali e sulle norme del codice. Lo studente quindi dovrà abituarsi nei suoi studi a fidarsi di più sulle sue capacità di ragionamento e di logica, non potendo logicamente memorizzare centinaia di sentenze, a tutto beneficio della leggibilità degli elaborati e della personalizzazione degli stessi, che finalmente non saranno più dei copia e incolla identici della stesse sentenze. D’altro canto le commissioni sceglieranno, presumibilmente, casi pratici che siano risolvibili con il solo ausilio del codice, evitando tracce complesse che presumano la conoscenza delle sole sentenze, come capitò nel 2009 con la traccia sull’abuso di diritto, o con la traccia sull’anatocismo, oggettivamente difficili da risolvere, con o senza codice. Come studiare Per affrontare al meglio lo studio del diritto in vista dell’esame così come è stato configurato occorrerà quindi: una buona preparazione sui principi generali del diritto penale e civile; esercitarsi a risolvere pareri motivati, senza l‘ausilio delle sentenze, basandosi solo sul proprio ragionamento giuridico e sui codici, consultando solo successivamente l’eventuale sentenza o la soluzione fornita; la giurisprudenza andrà studiata come complemento teorico all’apprendimento dei principi generali, per perfezionare, limare, e aggiornarsi, rispetto ad una cornice generale che dovrà sempre essere costituita dagli istituti di base trattati nel manuale. A tal fine particolare importanza rivestono i sunti delle sentenze, che vengono proposti come materiale accessorio nel corso on line di preparazione all’esame da avvocato, e nella rivista Esami e Concorsi. Tali sunti permettono di studiare la giurisprudenza in modo rapido, e semplice, anche grazie alla struttura dei contributi (basata sul caso proposto, e sul sunto della soluzione data dalla Cassazione). Nulla cambierà invece nello studio dell’atto giudiziario, perché in tal caso è sempre stata sufficiente una buona pratica e l’uso del codice; in questi anni non è mai capitato che la redazione dell’atto richiedesse conoscenze talmente complesse da far entrare in gioco l’uso dei commenti giurisprudenziali, che si riducevano quindi a un esborso di denaro completamente inutile. In conclusione, quindi, ci sarà una maggiore attenzione allo studio dei principi generali e soprattutto all’uso del codice, per stimolare il ragionamento individuale e personale; un lavoro che i candidati diligenti effettuavano anche in passato e che non deve assolutamente impensierire. In compenso, con i soldi risparmiati per l’acquisto dei codici commentati, dal 2017 i praticanti potranno permettersi una meritata vacanza subito dopo le prove scritte.

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