venerdì 28 settembre 2012

Bioterrorismo e cioccolata, Svizzera e Usa ai ferri corti


Ginevra accusa gli americani di intromettersi nei suoi affari interni, dalle banche alla cioccolata


Bioterrorismo e cioccolata, Svizzera e Usa ai ferri corti
La neutrale Svizzera si sbilancia. Proprio non ci sta a permettere agli Stati Uniti di ficcare il naso nei suoi affari interni. E, si sa, quando si toccano i suoi due fiori all'occhiello, le banche e la cioccolata, allora anche la neutralità viene messa nel cassetto.
Le frizioni tra la Svizzera e gli Usa risalgono al caso Tinner del 2007, cheha visto una famiglia di scienziati svizzeri coinvolta nelnetwork di Abdul Qadeer Khan, il famoso padre dell'atomica pakistana. Il network vendeva tecnologia nucleare a Libia, Corea del Nord e Iran. Secondo voci, non confermate dai fatti, la CIA avrebbe ordinato la distruzione di migliaia di pagine riguardanti il caso Tinner per nascondere il suo coinvolgimento nell'operazione.
E questo agli svizzeri proprio non è andato giù. Poi, come se non bastasse, le autorità americane, attraverso l'Internal Revenue Service, hanno esercitato forti pressioni sulle banche di Ginevra affinché rivelassero i nomi dei loro correntisti americani, minacciando multe e divieti per gli uomini d'affari svizzeri a recarsi negli Usa, qualora gli istituti di credito non avessero pemesso i controlli sui potenziali evasori ricercati dal fisco a stelle e strisce.
Ma la ciliegina sulla torta è arrivata all'inizio del mese, quando gli ispettori della Food and Drug Administration americana hanno richiesto l'accesso a delle fabbriche di cioccolata in Svizzera per controllare un'eventuale minaccia bioterroristica. Insomma, la FDA si vuole accertare che i cioccolatini svizzeri non siano a rischio per il mercato americano.
Ma i produttori di cioccolata non sono stati né teneri né "dolci" con le richieste Usa: "Il fatto cheun'autorità straniera metta il naso negli affari della Svizzera è incredibile", ha dichiarato Daniel Bloch, uno dei maggiori produttori di cioccolata del Paese.
C'è però da dire che di fronte a un divieto di vendere cioccolatini negli Usa, proprio come era successo con le banche, i produttori svizzeri hanno chiuso gli occhi e autorizzato le "verifiche" americane all'interno delle loro fabbriche. Ma, nonostante la materia squisitamente dolce, alla Svizzera l'amaro in bocca nei confronti degli americani resta eccome.

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