domenica 30 settembre 2012

Squinzi: “Stiamo morendo di tasse”

Il leader di Confindustria lancia l'allarme e si dice disposto anche a "rinunciare a tutti gli incentivi, pur di vedere diminuita la pressione fiscale".

Squinzi:

E' una richiesta d'aiuto che include un attacco verbale, quella che il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, lancia al governo intervenendo agli Stati generali del Nord promossi dalla Lega: «Dateci minor carico fiscale, stiamo morendo di fisco. Sopratutto le imprese. Siamo disponibili a rinunciare a tutti gli incentivi in cambio di una riduzione della pressione fiscale a carico di imprese e famiglie». Squinzi lancia dunque l'amo al Carroccio, concordando con Maroni anche la sua proposta di eliminare i sussidi alle imprese decotte, utilizzando il denaro risparmiato per ridurre il carico fiscale per le imprese. Vogliamo evitare «l'accanimento terapeutico» nei confronti di imprese senza futuro, ribadisce il numero uno di viale dell'Astronomia. Per corroborare la sua tesi Squinzi ricorda come secondo un recente rapporto di Confindustria «l'incidenza della pressione fiscale sulle imprese è del 57% mentre in Germania è venti punti a meno». E ancora, dito puntato contro l'Irap, «una tassa maledetta che colpisce chi mette più cervello nel suo lavoro» facendo riferimento all'imposta su ricerca e innovazione.


Squinzi ha poi parlato di altri temi. Come la Fiat. Lo fa in maniera ironica. Giunto  al centro congressi del Lingotto per partecipare alla tavola rotonda, a chi gli fa notare un cornicione deteriorato, risponde scherzosamente «si vede che hanno smesso di investire», e quando il giornalista insiste, «Pure nell'auto?», il leader degli industriali fa spallucce e si avvia verso l'ingresso della sala.
Poi sui costi della politica, con particolare riferimento ai recenti scandali che hanno colpito alcuni Consigli regionali italiani: «A nord e spesso del sud assistiamo a spese assurde. Mi sono trovato in una esposizione a Chicago uno stand di una piccola provincia del sud, sono soldi buttati».
Squinzi non condivide, invece, la proposta leghista di passare dai contratti collettivi nazionali  a contratti territoriali.  «l contratto nazionale – ha spiegato – è ancora importante perché recepisce specificità e autonomia di categorie diverse» e grazie ad esso «si possono introdurre flessibilità e modi di gestire nuovi. Poi la contrattazione finale si può fare in azienda» ha aggiunto.

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