domenica 30 settembre 2012

Il governo pronto a tagliare 600 poltrone E sui gruppi vigilerà la Corte dei Conti


Nel decreto anche l’obbligo di passaggio al sistema contributivo
ROMA — Per i consiglieri regionali, oltre al taglio delle poltrone, si profila anche la riforma del trattamento previdenziale, già previsto ma non ancora attuato. Dopo la rinuncia ai vitalizi, che quasi tutte le Regioni hanno già fatto, il governo ora vuole dare piena attuazione alla norma di legge del 2011 che prevede l’abbandono del sistema previdenziale retributivo (come già accaduto per il Parlamento nazionale) e dunque pensioni parametrate ai contributi versati nel corso del mandato e non allo stipendio, che di fatto è rimasta inapplicata.
La riforma dovrebbe trovare spazio nel decreto legge che sarà all’esame del Consiglio dei ministri giovedì per la riduzione del costo della politica nelle amministrazioni locali, e che non riguarderebbe solo le Regioni. Nel pacchetto, sul quale c’è attesa e attenzione anche da parte del Quirinale, ci saranno anche la riduzione del numero dei consiglieri regionali, il taglio delle indennità di tutti gli eletti, una forte sforbiciata alle spese dei gruppi politici, che dovranno essere tutte certificate, e sanzioni economiche pesanti per le Regioni inadempienti. Nello stesso tempo si profila una nuova stretta anche sui Consigli provinciali e l’accelerazione delle norme attuative del federalismo, con il varo definitivo dei primi costi standard per Comuni e Province.
Saltano 600 consiglieri
Il primo intervento riguarderà la composizione dei Consigli regionali, che scatterà dalla prossima legislatura. Il numero dei consiglieri sarà parametrato a quello degli abitanti, anche per rispettare il principio della rappresentanza. Le Regioni fino a un milione di abitanti avranno 20 consiglieri, 30 quelle che non superano i 2 milioni, e così via, fino agli 80 consiglieri previsti per il parlamento della Lombardia, la Regione più popolosa. Se venisse applicato questo criterio anche nelle regioni a statuto speciale, sulle quali il governo è intenzionato questa volta a intervenire, salterebbero 600 poltrone, con i consiglieri ridotti dagli attuali 1.396 a 790. Nel decreto potrebbero essere anche indicati parametri più bassi per la determinazione degli emolumenti ai consiglieri, presidenti di Commissione e assessori, che oggi non possono superare lo stipendio dei parlamentari.
La stretta sui gruppi
Altro intervento scontato, sollecitato come il precedente dalle stesse Regioni, è quello sui gruppi consiliari. Si ipotizza un taglio drastico dei cosiddetti «monogruppi», quelli composti cioè da un solo consigliere, che oggi sono quasi la metà dei 231 gruppi censiti nei parlamenti regionali. In Molise, su 40 consiglieri, i gruppi sono addirittura 17, di cui 10 con un unico rappresentante. Il «monogruppo» del resto conviene, perché solo una parte delle cospicue risorse che hanno a disposizione (in Piemonte, ad esempio, sono circa 250 mila euro l’anno) è parametrata al numero dei componenti. Ci sarà il divieto di creare nuovi gruppi che non siano espressione di liste presenti alle elezioni locali o nazionali, ma forse si arriverà a stabilire anche un numero minimo di componenti. Saranno specificate le spese rimborsabili e si prevede l’obbligo della loro certificazione da parte di un organismo esterno, forse la stessa Corte dei conti.
Lo sprint sul federalismo
Nel frattempo il governo accelera sul federalismo. Giovedì saranno approvati i due schemi di decreto per l’applicazione dei costi standard della polizia locale ai comuni e degli incentivi all’occupazione per le Province. Dal 2013 un terzo dei costi complessivi sarà rapportato al costo standard e in tre anni, nel 2014 si salirà a due terzi e dal 2015 lo Stato riconoscerà agli enti locali solo il costo standard. Entro ottobre, poi saranno pronti anche i parametri di spesa per l’amministrazione generale. Quella che assorbe un buon 30% della spesa complessiva. Compresa quella per i costi della politica.

Oltre le gambe c’è di più!

Vi presentiamo tutte le scarpe per la prossima Spring/Summer 2013. Platform e plateau svettano verso il cielo e si condiscono di geometrie futuristiche, intrecci e dettagli gold, per una ricetta all'insegna dell'anticonformismo e della poliedricità.

Oltre le gambe c'è di più!


Jo Squillo e Sabrina Salerno avevano ragione, oltre le gambe… ci sono le scarpe (oltre un cervello pensante, ovviamente). Per la prossima primavera/estate 2013, le maisons di tutto il mondo hanno lanciato un vero e proprio diktat: indossate tutto, purché vi permetta di stare 300 metri sopra il cielo. In alto, sempre più in alto ma con l’aggravante che “Attenta che cadi, attenta che cadi!” (tanto per citare ancora la canzone delle due maggiorate). Sì, perché a stare sui platform di Dolce&Gabbana decorati come un carretto siciliano o come un cestino di vimini, oppure su quelli scultorei in total white di Emilio Pucci, il rischio di cadere è proprio dietro l’angolo.


Per non parlare poi di wedges di Moschino Cheap & Chic, vertiginosi grattacieli in sughero, a cui vien voglia di gridare: “c’è nessuno lassù!“. Pattern variopinti, caleidoscopici e per certi versi pure optical, invece, sulle decolté con plateau di Louise Gray
t


Un capitolo a parte, invece, bisogna dedicarlo alla questione calzini, infradito, geishe e Estremo Oriente. Prada e Marc by Marc Jacobs non hanno saputo rinunciare al fascino indiscusso degli zoccoletti di legno delle dame giapponesi lanciando una serie di scarpe davvero unconvetional. Prada, infatti, incorpora i calzini di pelle nell’ensemble della calzatura stessa, mentre il buon Marc si limita a quelli in maglia grigio melange. Il risultato finale? Mah, diciamo solo che faranno molto parlare di sé.


Per restare in tema con il concetto “piedi per terra”, guardate un po’ su cosa ha puntato i brands Aquilano, Rimondi, Versace e Dsquared2. Donne gladiatori con caviglie fasciate da inserti metallici dall’allure sexy/fetish oppure con decorazioni al limite dello sparkling con paillettes, cristalli e lustrini, rigorosamente color lingotto (in tempo di spread è meglio citarlo, di tanto in tanto)


A coloro che piacciono le scarpe spaziali, venute dal futuro, sarete subito accontentate. La prossima estate ci sarà un tripudio di forme surrealiste dove i tacchi assumeranno le sembianze di vere e proprie opere d’arte da indossare. Altro che Boccioni e Balla, il “Manifesto Futurista” quest’anno è in mano a Fendi, Rodarte e Marni, tre delle griffe che si sono sbizzarrite di più nel campo dell’immaginario. Alieni per quanto riguarda la storia delle calzature, ogni dettaglio e ogni cucitura è stata ideata per far sussultare nella bocca di tutte le shoes addict un lunghissimo: “wooooowwww!”. Addio amate decolletè, l’anno prossimo sarete rimpazzate dalle vostre sorelle venute direttamente da Marte. Speriamo almeno siano comode!


Dimenticavo, bisogna dire un lacrimoso arrivederci anche alle nostre amiche (direi quasi inseparabili) flat. Ci saranno, seppur in minima parte, ma avranno una zeppa di due, tre centrimetri, perlopiù in corda come quelle di Dolce&Gabbana e Tommy Hilfiger, oppure in versione bianco latte per Trussardi.


Come ogni stagione c’è l’imbarazzo della scelta e nuotare nello sconfinato oceano delle scarpe sarà piacevolmente divertente, ma visto le varietà e i numerosi modelli, rischieremo di affogare tra infinite paia. Si sa, però, che quando si tratta di accessori ogni donna sposa appieno le parole di Leopardi: “affogar m’è dolce in questo mar (di scarpe!)”.

Squinzi: “Stiamo morendo di tasse”

Il leader di Confindustria lancia l'allarme e si dice disposto anche a "rinunciare a tutti gli incentivi, pur di vedere diminuita la pressione fiscale".

Squinzi:

E' una richiesta d'aiuto che include un attacco verbale, quella che il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, lancia al governo intervenendo agli Stati generali del Nord promossi dalla Lega: «Dateci minor carico fiscale, stiamo morendo di fisco. Sopratutto le imprese. Siamo disponibili a rinunciare a tutti gli incentivi in cambio di una riduzione della pressione fiscale a carico di imprese e famiglie». Squinzi lancia dunque l'amo al Carroccio, concordando con Maroni anche la sua proposta di eliminare i sussidi alle imprese decotte, utilizzando il denaro risparmiato per ridurre il carico fiscale per le imprese. Vogliamo evitare «l'accanimento terapeutico» nei confronti di imprese senza futuro, ribadisce il numero uno di viale dell'Astronomia. Per corroborare la sua tesi Squinzi ricorda come secondo un recente rapporto di Confindustria «l'incidenza della pressione fiscale sulle imprese è del 57% mentre in Germania è venti punti a meno». E ancora, dito puntato contro l'Irap, «una tassa maledetta che colpisce chi mette più cervello nel suo lavoro» facendo riferimento all'imposta su ricerca e innovazione.


Squinzi ha poi parlato di altri temi. Come la Fiat. Lo fa in maniera ironica. Giunto  al centro congressi del Lingotto per partecipare alla tavola rotonda, a chi gli fa notare un cornicione deteriorato, risponde scherzosamente «si vede che hanno smesso di investire», e quando il giornalista insiste, «Pure nell'auto?», il leader degli industriali fa spallucce e si avvia verso l'ingresso della sala.
Poi sui costi della politica, con particolare riferimento ai recenti scandali che hanno colpito alcuni Consigli regionali italiani: «A nord e spesso del sud assistiamo a spese assurde. Mi sono trovato in una esposizione a Chicago uno stand di una piccola provincia del sud, sono soldi buttati».
Squinzi non condivide, invece, la proposta leghista di passare dai contratti collettivi nazionali  a contratti territoriali.  «l contratto nazionale – ha spiegato – è ancora importante perché recepisce specificità e autonomia di categorie diverse» e grazie ad esso «si possono introdurre flessibilità e modi di gestire nuovi. Poi la contrattazione finale si può fare in azienda» ha aggiunto.

Passaggio di proprietà dei beni mobili registrati (veicoli): principi generali


Arriva una cartella esattoriale (per una multa) o un atto di citazione per un incidente stradale relativo ad un veicolo venduto anni prima come provare di non essere più il proprietario? Quale è la funzione del PRA? la procura a vendere elimina la responsabilità del proprietario? e la circolazione del veicolo con targa c.d. prova?
Passaggio di proprietà dei beni mobili registrati (veicoli): principi generali.
Quando ci si occupa di incidenti stradali o della responsabilità derivante dalla circolazione dei veicoli sono numerosi i problemi in cui ci si imbatte, ora, lungi dal voler (e poter) affrontare tutte le problematiche,  in questo articolo si cercherà di analizzare alcuni aspetti, come quello relativo all'identificazione del reale proprietario del veicolo e alla funzione del registro pubblico automobilistico (PRA), la procura a vendere o l’influenza che può avere sulla proprietà e sulla responsabilità civile la circolazione del veicolo con la c.d. targhe prova.
Partendo dall’identificazione del proprietario del veicolo, può capitare (anzi capita anche spesso) che un dato soggetto si veda recapitare un atto di citazione (o una cartella esattoriale) relativo ad un veicolo venduto anni prima e solo dopo tale comunicazione scopre che l’acquirente, pur essendosi impegnato a effettuare la trascrizione dell’acquisto al PRA, non ha mai eseguito tale adempimento, (soprattutto per i costi che tale registrazione comporta non “valutati o quantificati” al momento della vendita del bene), di conseguenza, i registri automobilistici non sono aggiornati e riportano ancora il  nome del vecchio proprietario anche se è intervenuta la vendita dell’autoveicolo.
In questa situazione occorre affrontare due problemi: il primo è quello di comprendere se le risultanze del PRA sono elemento idoneo a provare la proprietà del veicolo, il secondo è come riuscire a dimostrare di aver venduto il veicolo.
Proprietà del veicolo. Il motivo alla base dell’esigenza di individuare il reale proprietario del veicolo può essere facilmente individuato (come espressamente indicato anche dalla stessa Cassazione del 22602/2009) nell’esigenza di evitare che lo stesso sinistro sia risarcito più volte da “diversi” convenuti (i vari proprietari del veicolo) dal medesimo attore (presunto danneggiato).
Per individuare il reale proprietario occorre coordinare diverso principi.
Principio generale in materia processuale è che l’onere di fornire la prova della proprietà del veicolo è dell’attore (sia questo il proprietario del veicolo danneggiato in un incidente stradale, sia questo il comune che richiede il pagamento di una multa), ma le risultanze del PRA non sono prova della proprietà del veicolo, poiché, nulla esclude che il veicolo sia stato venduto e il passaggio di proprietà non sia stato trascritto al PRA.
Per risolvere la questione occorre fare riferimento al codice civile e titolo della proprietà (cioè elemento che prova la proprietà) è il contratto di vendita-acquisto del veicolo, questo perché secondo il codice civile nei contratti consensuali (come è il contratto di vendita di un autoveicolo) la proprietà del bene passa all’acquirente al momento del perfezionamento del contratto (il contratto si perfeziona con l’accettazione della proposta di vendita) e per il perfezionamento del contratto non è necessaria la sua iscrizione al PRA.
Il PRA ha solo la funzione di rendere l’acquisto opponibile ai “terzi”, cioè regola il conflitto che può sorgere tra più acquirenti del medesimo bene (veicolo) aventi il medesimo dante causa (in poche parole la trascrizione dell’acquisto della vendita nel PRA serve a evitare che il venditore possa vendere lo stesso veicolo a più persone).
Sul punto a conferma di quanto detto è intervenuta la Cassazione sez. III del 26 ottobre 2009 n. 22602 la quale ha stabilito che “Sarebbe stato preciso onere dell’attore, secondo i principi generali in materia, dare la dimostrazione della proprietà della vettura al momento dell'incidente. La certificazione del PRA non dimostra affatto la proprietà del veicolo, trattandosi di documento che contiene notizie che debbono essere comunque verificate dal cittadino con idonea documentazione probatoria. In questo senso si è già espressa la giurisprudenza di questa Corte (Cass. n. 19599 del 2004) secondo la quale: “Posto che la trascrizione del contratto di vendita di autoveicolo nel pubblico registro automobilistico ai sensi dell'art. 6 del R.D.L. 15 marzo 1927, n. 436 (convertito in legge 19 febbraio 1928, n. 510) è preordinata al solo fine di regolare i conflitti tra pretese contrastanti sullo stesso veicolo da parte di coloro che abbiano causa dal medesimo autore, le risultanze del predetto registro hanno un valore di presunzione semplice in ordine alla efficacia e alla validità dell'atto traslativo, che può essere vinta con ogni mezzo di prova”. Continua la Cass. sez. III del 26 ottobre 2009 n. 22602 “il giudice avrebbe dovuto accertare – anche a mezzo di prova testimoniale – se effettivamente alla data del 4 dicembre 2000 la A. fosse già proprietaria del veicolo, tenendo conto del fatto che comunque era a carico della attrice fornire la prova della proprietà”.
Prova della vendita. Anche se il PRA non costituisce prova della proprietà l’ex proprietario del veicolo deve, comunque, fornire documentazione idonea a sostegno delle proprie affermazioni (e dopo anni è difficile recuperare il materiale necessario) a tal fine è opportuno conservare una copia (anche una semplice fotocopia) del certificato di proprietà firmato, (ove il trasferimento del veicolo è avvenuto tramite notaio) è utile richiedere al notaio un estratto del repertorio da cui risulta la data della vendita. Conviene anche farsi rilasciare una dichiarazione del compratore con cui si impegna a procedere alla trascrizione della vendita presso il Pra, si tratta di un ulteriore elemento a propria tutela posto che le spese (comprese quelle per la trascrizione al PRA) spettano e sono a carico (ex lege) dell'acquirente. Tutto questo è necessario solo dopo che il “guaio” si è verificato (cioè dopo aver ricevuto un atto di citazione o una cartella esattoriale o una multa per un veicolo venduto anni prima).
In realtà sarebbe opportuno che la questione non sorga e per raggiungere tale risultato è necessario che il venditore del veicolo verifichi che il passaggio di proprietà risulti al PRA, in altri termini, il venditore del veicolo deve essere parte diligente e non deve dare per scontato che sia stato effettuato tale adempimento. Solo in questo modo può porsi al riparo da future brutte sorprese. Nel caso in cui il venditore scoprisse che il passaggio di proprietà non è stato trascritto, ha due strade per tutelarsi, trascrivere la vendita del veicolo al PRA (richiedendo poi al compratore il costo della pratica al compratore) oppure può citare in giudizio il compratore per accertare la vendita del veicolo e far condannare il compratore ad eseguire la trascrizione del passaggio di proprietà.
Procura a vendere. Una pratica diffusa è quella con cui il proprietario rilascia alla concessionaria una procura a vendere l’autoveicolo. È opportuno sottolineare che la procura non è equiparabile alla vendita, la stipula di una procura conferisce solo il potere di agire in nome e per conto del rappresentato, (ma non trasferisce la proprietà del veicolo), e con il mero conferimento di una procura a vendere, fino alla vendita vera e propria, il proprietario rimane sempre e solo l’unico proprietario e l’unico responsabile del veicolo


Titolarità targa prova. Altra complicazione si può avere nel caso in cui il proprietario lascia in deposito al concessionario il veicolo e il concessionario circoli con il veicolo (anche solo a fini dimostrativi) apponendovi la c.d. targa prova.
La targa prova non incide sulla proprietà del veicolo, ma incide solo sulla responsabilità in caso di sinistro. Infatti, la circolazione del veicolo con la targa prova esclude il proprietario e l’assicurazione da quest’ultimo stipulata da qualsiasi problema in caso di sinistro. Quando un veicolo circola con la targa prova, litisconsorti necessari nel procedimento diretto ad ottenere il risarcimento del danno derivante da un sinistro che vede coinvolto un veicolo che circola con la targa prova sono solo il titolare della targa prova e l’assicurazione della targa prova.
Principi codificati dalla Cassazione civ. sez. III, del 18 aprile 2005 n. 8009 la quale ha affermato che “In relazione a sinistro derivante dalla circolazione stradale di un veicolo recante una targa di prova, il conducente del veicolo non è litisconsorte necessario nel giudizio promosso dal danneggiato nei confronti dell’assicuratore della targa, mentre lo è, ai sensi dell’art. 23 della legge 23 dicembre 1969, n. 990, il titolare della targa stessa, nella qualità di assicurato.(C.p.c., art. 102; L. 24 dicembre 1969, n. 990, art. 1; L. 24 dicembre 1969, n. 990, art 23). (Cass 2332/92).” Questo perché la targa prova ha carattere speciale e prevale sulla targa normale, di fatto,  sostituendola (Trib. Roma 4.4.1989; Trib. Verona 16.9.1987).
Il motivo di questa peculiarità è data dal fatto che la targa prova può essere trasferita da veicolo a veicolo, ex art 2 D.p.r. 24 novembre 2001 n. 474 “Il veicolo che circola su strada per le esigenze di cui al comma 1, dell’articolo 1, munito dell’autorizzazione, espone posteriormente una targa, trasferibile da veicolo a veicolo, recante una sequenza di caratteri alfanumerici corrispondente al numero dell’autorizzazione medesima.” Questo comporta che l’obbligo dell’assicurazione  è adempiuto mediante la stipula di una polizza avente ad oggetto la targa prova e non il veicolo. La polizza a copertura della targa prova, quindi, assicura qualsiasi veicolo in circolazione su cui è apposta la targa prova.
Proprio a tal fine l’art. 9 del regolamento di esecuzione della l. 24.12.1969, n. 990, d.p.r., 24.11.1970, n. 973, (oggi art. 10 del Regolamento ISVAP del 6 febbraio 2008 n. 13 in G.U. del 15 febbraio 2008 n. 35) stabilisce che i veicoli che circolano a scopo di prova tecnica, ovvero di dimostrazione per la vendita, debbano essere assicurati mediante la stipulazione di una particolare polizza sulla targa di prova, con la quale viene coperto il rischio di qualsiasi veicolo che circoli con quella targa speciale, la quale è trasferibile da mezzo a mezzo ( C. civ., 9.7.1996, n. 6246; C. civ., 25.2.1992, n. 2332; C. civ., 11.4.1991, n. 3816; C. civ., 9.11.1990, n. 10785; C. civ., 16.10.1987, n. 7646).
È evidente che l’assicurazione r.c.a. della targa prova non copre la responsabilità del proprietario o dei soggetti a lui equiparati di cui all' art. 2054 c.c., 3° comma, bensì il titolare della targa prova o il c.d. rischio d’impresa. Dunque, nel momento in cui si appone la targa di prova, si intende volontariamente escludere dal rischio derivante dalla circolazione del veicolo il proprietario del veicolo e la società con cui quest'ultimo ha concluso il contratto di assicurazione (Fioravanti, Brevi note sulla opponibilità da parte dell'assicuratore al terzo danneggiato delle eccezioni derivanti dal contratto di assicurazione obbligatoria, in RGCT, 1984, 693 ss).
Questo comporta che in caso di sinistro devono essere citati solo il titolare della targa prova e la compagnia assicuratrice della targa prova.
L’intestatario della targa prova può essere facilmente individuato mediante una semplice richiesta al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
Quando un veicolo circola con la targa prova provoca dei danni gli unici legittimati passivi a cui bisogna rivolgersi per il risarcimento dei danni sono solo il titolare della targa prova e l’assicurazione della targa prova, poiché, come si è già detto,  la peculiarità dei veicoli che circolano con targa prova è data dal fatto che la targa prova può essere trasferita da veicolo a veicolo ex art. 66 comma 5 Cds.
Identico principio viene applicato nell’ipotesi inversain cui è il veicolo con targa prova ad aver subito danni e a dover iniziare una causa per il risarcimento come è stato confermato dal Giudice di Pace di Caserta con sentenza del 06 ottobre 2008 il quale ha stabilito che “la domanda attrice va dichiarata improcedibile, invero la raccomandata inviata dall’attore alla assicurazione non costituisce prova dell’avvenuta osservanza del precetto di cui agli art. 145 e 148 del D.Lgs 209/2005. Infatti, nel caso di veicolo con targa prova, danneggiato in un sinistro stradale, l’azione risarcitoria spetta al possessore titolare della stessa targa prova, danneggiato, mentre è preclusa all’effettivo proprietario del veicolo, titolare della nomale targa, poiché l’azione di cui alla disciplina del citato D. Lsg. 209/05, non può essere proposta nei confronti del proprio assicuratore, ma solo nei confronti dell’assicurazione del titolare della targa prova”.
Quando un veicolo circola con la targa prova le denunce cautelative o le richieste di risarcimento vanno fatte solo al titolare della targa prova e all’assicurazione della targa prova, ove, non venissero effettuate o ove venissero effettuate al proprietario sono da considerarsi inutili, e determinano che mancano completamente i presupposti e le condizioni per iniziare un procedimento di risarcimento danni da incidente automobilistico come previsto dal codice delle assicurazion

Timidi o estroversi, il segreto è nel cervelletto


Uno studio condotto dai ricercatori della fondazione Santa Lucia e dell'Università Sapienza di Roma dimostrerebbe come le differenti dimensioni di questo siano determinanti per il temperamento degli individui.
Timidi o estroversi, il segreto è nel cervelletto.
Vi considerate degli individui introversi, magari molto riflessivi e pacati, al limite anche timorosi soprattutto rispetto a chi vi appare come temerario, coraggioso, sempre in cerca di novità e cambiamenti da esplorare o di stimoli provenienti dall’esterno? Ebbene, sappiate che, qualunque sia il vostro temperamento, dietro queste due opposte tipologie di approccio alla realtà sarebbe celata una differenza ancora più profonda che coinvolgerebbe non soltanto la personalità ma un’area del sistema nervoso centrale.
Un gruppo di ricercatori dell’I. R. C. C. S. Fondazione Santa Lucia e dell’Università di Roma Sapienza ha infatti condotto uno studio i cui risultati dimostrerebbero come le differenti dimensioni del cervelletto negli individui sarebbero indice di diverse caratteristiche: ad un cervelletto più piccolo, per intenderci, corrisponderebbe una personalità maggiormente introversa, mentre tale parte del sistema nervoso centrale risulterebbe ben sviluppata nei soggetti evidentemente più audaci ed intraprendenti. Il lavoro, recentemente pubblicato su Human Brain Mapping, è il primo ad esplorare la possibilità di una correlazione tra personalità e cervelletto: normalmente, infatti, tale organo viene associato alle funzioni motorie e cognitive, mentre solo di recente si è iniziata a riconsiderare la sua importanza anche nell’ambito di quelle emotive.

Gli studiosi si sono avvalsi di un ampio campione di soggetti sani per raccogliere dati, attraverso tecniche di neuro-immagine strutturale combinate con misurazioni della personalità, per determinare la predisposizione di ciascuno ad essere un “esploratore” o, piuttosto, un soggetto cauto ed inibito. Il modello utilizzato dai test è quello elaborato e sviluppato dallo psichiatra statunitense Claude Robert Cloninger che prevede che l’individuo sia frutto dell’interazione tra il contesto ambientale ed educativo, che influisce sul carattere formandolo, e tutto ciò che è geneticamente determinato, origine e causa di quello che chiamiamo temperamento. Quest’ultimo, anche in relazione alla predisposizione ad essere più incuriositi dalle novità o magari preoccupati e timorosi, è determinante nella risposta di ciascuno agli stimoli esterni.
Una volta dimostrata la correlazione tra dimensioni del cervelletto e personalità i ricercatori si sono chiesti se tale caratteristica fosse una risposta dell’organismo ad una particolare necessità, ovvero: «Un volume più grande della media di una determinata area può significare maggior potenza per svolgere specifiche funzioni?». Effettivamente, rispondono, è assai probabile che un individuo sempre in cerca di novità e sfide da affrontare richieda un maggiore sforzo al proprio cervelletto, che guida l’esplorazione in luoghi nuovi, causando un’espansione delle dimensioni di questo; contrariamente, in un soggetto meno “esigente” con questo organo, il volume potrebbe risultare ridotto dalla scarsezza di stimoli.


L’irresistibile impulso della generosità


L'essere umano nasce come individuo profondamente egoista ed impara a cooperare per il proprio tornaconto, oppure la generosità è un impulso che porta dentro per istinto? Un nuovo studio sul comportamento riapre il dibattito.

L'irresistibile impulso della generosità.

La diatriba è antica e, come ogni disputa che si rispetti, probabilmente continuerà ad esser trascinata nei secoli a venire senza giungere mai al punto definitivo: la natura umana è istintivamente altruista ed incline ad aiutare il prossimo o, piuttosto, l’uomo tende a cooperare soltanto quando vede per sé stesso un’opportunità di trarne profitto? Il principio su cui si basano le teorie economiche classiche è proprio quello dell’egoismo degli individui che, mettendo a frutto la propria capacità di calcolo razionale, costruiscono sistemi di collaborazione per la tutela del proprio personale interesse. Di contro, in molti hanno opposto a questa tesi fondamentale un’ipotesi diametralmente opposta secondo la quale l’uomo nascerebbe come creatura spontaneamente generosa verso il prossimo e solo la società, e le modalità di ragionamento che acquisisce da questa, lo porterebbero a deviare dalla sua natura.
Una scelta effettuata in maniera impulsiva e sbrigativa rivelerebbe immediatamente negli individui la loro istintiva inclinazione alla generosità, mentre soltanto attraverso la riflessione verrebbero fuori, irrimediabilmente, le tendenze egoistiche: questo il risultato di uno studio recentemente curato dai ricercatori della Harvard University e pubblicato dalla rivista Nature. Conclusioni che vanno a confermare numerosi precedenti lavori e riflessioni, non ultimi quelli che si sono soffermati sui primati dimostrando come, ad esempio, tra gli scimpanzé sia perfettamente normale compiere azioni e prendere decisioni nell’ambito della vita sociale basandole esclusivamente sulla disinteressata generosità. Per cercare di comprendere l’orientamento comportamentale degli uomini in qualunque circostanza, se le scelte ricadono inevitabilmente su quello che può costituire il proprio tornaconto o se, piuttosto, l’istinto alla cooperazione è più forte, gli studiosi hanno sottoposto alcuni volontari a dei test che, basandosi sui giochi economici, costituivano delle situazioni sperimentali.

In una prima fase dell’esperimento, ai partecipanti venivano distribuite delle risorse economiche; successivamente gli stessi potevano scegliere se tenerle per sé o versarne una parte, o l’intera somma, ad un fondo comune che sarebbe stato poi redistribuito equamente. Durante questa sessione iniziale è emerso che coloro i quali riflettevano più a lungo devolvevano mediamente una parte di risorse inferiore rispetto a quelli che avevano agito rapidamente e, dunque, si suppone in maniera maggiormente impulsiva. Ma la semplice correlazione, per quanto evidente, non è sufficiente per identificare un nesso causale tra i due eventi: ragion per cui i test successivi sono stati eseguiti imponendo limiti di tempo sempre più ristretti. Ebbene, ciò avrebbe fatto emergere con maggiore chiarezza come la mancanza di riflessione spinga a fare scelte più generose aumentando sensibilmente la tendenza di ciascuno a cooperare, poiché costringe gli individui a scegliere in maniera più rapida affidandosi a forme di ragionamento più semplici e, dunque, puramente istintive.
Gli stessi ricercatori hanno sottolineato come esistano differenze tra persona e persona, come alcuni individui restino egoisti indipendentemente dalla situazione mentre altri si rendano disponibili alla cooperazione soltanto qualora lo facciano anche gli altri: eppure tutto ciò dimostrerebbe, a parer degli studiosi, come la collaborazione sia qualcosa di preesistente nella nostra natura e non una sovrastruttura generata esclusivamente dall’interesse e, quindi, dalla società e dalla cultura (che comunque svolgono un ruolo fondamentale). Fine del dibattito, dunque? Molto probabilmente no, solo un altro grande tassello in un dibattito antichissimo. La sola cosa certa è che, sia essa un impulso o un comportamento acquisito, senza la generosità, e guardando soltanto al proprio interesse, l’umanità non sarebbe stata in grado di andar lontano come ha fatto da quando ha iniziato a muovere i primi passi su questa Terra.


continua su: http://scienze.fanpage.it/l-irresistibile-impulso-della-generosita/#ixzz27wVzhLeo 
http://scienze.fanpage.it

Arisa di nuovo single o no?


E' finita la relazione con Lorenzo cominciata solo ad agosto, ma nella vita di Rosalba Pippa, in arte Arisa, sembrerebbe esserci già un altro uomo.

Arisa di nuovo single o no?
Rosalba Pippa in arte Arisa è di nuovo single, dopo una relazione flash con Lorenzo, arrivato dopo il fidanzato storico Giuseppe, autore del brano dell’esordio, “Sincerità”:  l’amore è un’altra cosa, ormai, per la cantante e giudice di X Factor, che si dichiara “sola e felice di esserlo”, ma c’è già chi giura ci sia un altro uomo nella sua vita, rivoluzionata dal successo nell’espressione estetica, ma insicura e fragile come Rosalba Pippa che si racconta allo specchio di MusicFanpage.
Con Lorenzo è finita – Era agosto quando una raggiante Arisa raccontava di aver ritrovato l’amore in Lorenzo, imprenditore milanese: entrambi guardavano nella stessa direzione,  raccontava la cantante, in silenzio però. Pare che l’inizio della loro relazione fosse più fatta di sguardi che di parole.
Parlo tanto tutto il giorno, così quando sono con lui preferisco stare in silenzio. Si dice che amarsi non è guardarsi l’un l’altro ma guardare nella stessa direzione. Ecco, noi guardiamo nella stessa direzione. In silenzio.
Un silenzio interrotto dalla fine di questa rapida relazione che, a quanto pare, non era destinata a durare quanto quella con il fidanzato storico di Arisa, Giuseppe, autore di molte canzoni della cantante, addirittura di 11 dei 13 brani dell’album “Amami”. Due canzoni, però, portano la firma della Pippa nel suo ultimo lavoro discografico, che segna quindi un primo distacco dal passato (nonostante con l’ex ci sia stima reciproca e collaborazione)  e uno sguardo al futuro. Che sembra già arrivato, poichè su Facebook Arisa sembrerebbe parlare di un altro uomo.


continua su: http://gossip.fanpage.it/arisa-di-nuovo-single-o-no/#ixzz27wUsLTM1 
http://gossip.fanpage.it

sabato 29 settembre 2012

L’avvocato Bongiorno pronta a far parte del CdA bianconero?


Avv. Giulia Bongiorno

L’abbiamo conosciuta sotto le vesti di avvocato difensore di Antonio Conte, ma Giulia Bongiornopotrebbe presto far parte del CdA della Juventus. E’ questa l’ultima indiscrezione che si trapela nell’ambiente bianconero. AncheMariella Scirea, moglie dello storico difensore bianconero, potrebbe aderire al CdA.

Il potere stressa chi non ce l'ha


Non dipendere dagli altri espone meno al rischio di ansia e tensioni



Comandare è meglio che fare l'amore. Il potere logora chi non ce l'ha. Sono tante le massime che esaltano il piacere e l'importanza di avere capacità decisionale, posizioni di privilegio, ruoli direttivi. E da oggi sembrano potersi fondare anche su basi scientifiche. Uno studio condotto dagli esperti della Stanford University (negli Stati Uniti) ha dimostrato infatti che disporre di più potere corrisponderebbe a minore esposizione allo stress, grazie alla consapevolezza di non dover dipendere dal comportamento degli altri.

Lo studio
Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica "Proceedings of the National Academy of Sciences", avere un più alto rango comporterebbe più bassi livelli dell'ormone dello stress.
In passato, scienziati della Stanford University hanno misurato i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, in alcuni babbuini scoprendo che quelli che appartenevano ai ranghi più elevati avevano le minori quantità. Nel nuovo studio, scienziati della Stanford e della Harvard University hanno misurato i livelli di cortisolo e quelli di ansietà dichiarata fra gli ufficiali militari di più alto grado. In entrambe le misure, i militari più alti in grado riportavano i livelli più bassi: più alta era la posizione, minore era lo stress.

Il controllo fa sentire sicuri
L'elemento decisivo, secondo gli scienziati, sembra essere il senso del controllo: il legame tra potere e tranquillità dipendeva dal numero totale di subordinati che aveva il leader e dal grado di autorità e autonomia che gli era conferito dalla sua posizione.

Italo-brasiliana mette la verginità all'asta. "Soldi ai poveri, l'amplesso su un aereo"


Sul sito le offerte hanno superato i 160mila dollari. Col ricavato lei costruirà case per i più disagiati: "So che la mia famiglia soffrirà, ma il corpo è mio"

 Una ventenne brasiliana di origine italiana ha messo all'asta su internet la propria verginità e con il ricavato intende realizzare un progetto di case popolari per famiglie povere di Santa Catarina, lo stato meridionale dove è nata. Nel sito messo online per l'occasione le offerte hanno già superato i 160mila dollari. Alla fine l'intera storia diventerà un documentario.
Catarina Migliorini, 20 anni compiuti da poco, sostiene di essere una ragazza "molto romantica" e ritiene che la sua scelta non ha niente a che vedere con la prostituzione. "Se lo fai solo una volta nella vita non sei una prostituta. Così come se per una volta scatti una bella foto non diventi automaticamente un fotografo", sostiene convinta Catarina.

Il premio "consumato" su un aereo
L'asta terminerà il prossimo 15 ottobre e il vincitore resterà anonimo anche se dalla vicenda verrà tratto un documentario prodotto da un cineasta australiano. Il regolamento prevede che Catarina incontri il vincitore a bordo di un aereo per non incorrere in alcun reato (in Brasile, come in Italia, la prostituzione è legale ma è punito lo sfruttamento). 
So che la mia famiglia soffrirà"
"I soldi andranno tutti a me, la produzione australiana non prenderà un centesimo", assicura comunque la ragazza. "Il vincitore - rivela Catarina - potrà trascorrere un'ora con me, potrà conversare, se vuole, ma non baciarmi. E dovrà usare il preservativo. Ho vent'anni, sono responsabile del mio corpo e non sto facendo del male a nessuno. L'unica cosa che mi preoccupa è che la mia famiglia soffrirà".

Dubai, l'iPhone 5 è d'oro


A realizzarlo la Gold & co che ne fornisce tre raffinate versioni: oro bianco, giallo e rosso


Nei giorni in cui la Apple mette sul mercato in tutto il mondo il suo attesissimo iPhone 5, negli Emirati Arabi, uno dei paesi più ricchi del Golfo, l’azienda Gold & co propone una versione in oro dello smartphone di casa Apple.
Le caratteristiche tecniche sono esattamente le stesse del prodotto simbolo dell’azienda di Cupertino, fatta eccezione per un rivestimento in oro a 24 carati che fa lievitare il prezzo di qualche migliaio di euro. In particolare per avere la versione in oro giallo bisognerà sborsare 4600 dollari circa, mentre per quella in oro bianco o rosso si potrà arrivare a superare i 5000 dollari. Chi fosse interessato ad acquistare l’iPhone 5 d’oro non dovrà recarsi nei soliti negozi per prodotti tecnologici, bensì in gioielleria dove lo smartphone  verrà consegnato racchiuso in una raffinata scatola di legno pregiato realizzata a mano.
Soddisfatto dell’operazione l’amministratore della Gold & Co Amjad Ali che ha dichiarato: “L’iPhone 5 è uno strumento tecnologico straordinario e siamo lieti di metterne sul mercato uno in oro a 24 carati, per offrirlo ai nostri clienti più fedeli”. L’azienda non è nuova a iniziative di questo tipo. Già in passato aveva realizzato una versione in oro di un altro dei best seller Apple, l’iPad.
Ma al di là della versione in oro, negli Emirati Arabi l’iPhone è di per sé un prodotto molto apprezzato, tanto da spingere qualcuno a compiere vere e proprie follie pur di averne uno. Come nel caso di un ricco libanese residente a Dubai, Fadi Flat-White, che ha sborsato l’esorbitante cifra di 200 milioni di dollari per prenotare il primo iPhone 5 di tutto il Medioriente. Flat-White era già balzato agli onori della cronaca in occasione del lancio sul mercato della iPad 3. Allora arrivò a pagare, per accaparrarsi il primo esemplare venduto nella regione, 500 mila dollari. Gesto che poi si rivelò inutile, visto che fu battuto sul tempo di qualche ora da un abitante di Beirut.

Gli effetti del sesso sulle donne....

Secondo una recente ricerca inglese l'attività sessuale sulla donna influenza l'appetito, il sonno, il desiderio e il bilancio idrico.


Gli effetti del sesso sulle donne.

Il sesso, da sempre, rimane oggetto di numerosi studi e ricerche. Quali sono gli effetti dell’attività sessuale sulle donne se lo sono chiesti i ricercatori di una Università inglese, la East Anglia, che – dopo uno studio- hanno provato che il sesso condiziona il corpo delle donne modulando le informazioni genetiche relative alla fame e al sonno, alla fertilità, al sistema immunitario e anche al desiderio per via di di alcuni geni femminili che vengono attivati da una proteina presente nel liquido seminale maschile.
La coordinatrice della ricerca spiega: “In questo studio abbiamo testato gli effetti di una enigmatica proteina presente nel liquido seminale, conosciuta come ‘peptide sessuale’, e abbiamo scoperto che essa condiziona l’espressione di molti geni nelle femmine, con conseguenze sullo sviluppo delle uova, la formazione dell’embrione, il sistema immunitario, l’appetito, il sonno, il bilancio idrico e il desiderio sessuale”.

Anche se è stata una ricerca inglese a mettere i puntini sulle “i”, già molte donne sanno di come un rapporto sessuale influenza i rapporti spesso regalando un effetto positivo sul proprio stile di vita. Chissà che avesse ragione Woody Allen quando dice: “La differenza tra l’amore e il sesso è che il sesso allevia le tensioni e l’amore le provoca“.


t

Ecco la lampada gonfiabile a pannelli solari



luce
Una lampada a pannelli solari, gonfiabile e impermeabile. La soluzione per dare luce anche alle zone più poveredel modno. E' il progetto di Andrea Sreshta e Anna Storck, fondatori di LuminAID Lab, una start-up che produce lanterne rivoluzionarie.   
I prodotti hanno una piccola batteria incorporata, un pannello solare e led luminosi, il tutto racchiuso in un involucro di plastica, dotato anche di maniglia per un più pratico trasporto. Caricata sotto la luce del sole per almeno 4 ore, la lampada assicura fino a 8 ore di luce.
In un anno di esistenza, la start-up ha già vinto tre business plan competitions, lanciato le vendite online, e fornito migliaia di esemplari a persone in zone del mondo colpite da catastrofi naturali.
Nel maggio 2012, la start-up LuminAID Lab è entrata a far parte della Social New Venture Challenge, un concorso indetto dalla Chicago Booth School of Business e dal suo centro per l’imprenditoria, il Polsky Center, che premia le start-up con una forte implicazione sociale e umana. Grazie a queso concorso, le due studentesse hanno potuto presentare il proprio business plan, aggiudicandosi così il primo posto e un premio di 30.000 $ in contanti.
Ma il finanziamento più grande è arrivato dalla campagna di crowdfunding lanciata sul sito IndieGoGo.com. Grazie alla campagna “Give light, Get light”, i clienti possono spendere da 25 a 100 dollari per acquistare per sè, o per le persone bisognose di zone povere e rurali una o più lampade. Le due ragazze sono state travolte dal successo: 1.500 lampade vendute nei primi 40 giorni, e altre 3.300 lampade donate, per un valore totale di 50.000 $. Andrea a Anna hanno quindi deciso di distribuire le lanterne donate dagli internauti a una dozzina di organizzazioni non-profit, scuole elementari e orfanotrofi nei paesi in via di sviluppo.
La più grande ambizione di LuminAID Lab oggi è quella di riuscire a vendere le lanterne a organizzazioni umanitarie come la Croce Rossa o le Nazioni Unite.

Un agente francese dietro la morte di Gheddafi


Il merito della cattura del rais sarebbe stato dei servizi di Parigi. Il Colonnello «venduto» all'Occidente da Assad

Sarebbe stato un «agente straniero», e non le brigate rivoluzionarie libiche, a sparare il colpo di pistola alla testa che avrebbe ucciso Moammar Gheddafi il 20 ottobre dell’anno scorso alla periferia di Sirte. Non è la prima volta che in Libia viene messa in dubbio la versione ufficiale e più diffusa sulla fine del Colonnello. Ma ora è lo stesso Mahmoud Jibril, ex premier del governo transitorio e al momento in lizza per la guida del Paese dopo le elezioni parlamentari del 7 luglio, a rilanciare la versione del complotto ordito da un servizio segreto estero. «Fu un agente straniero mischiato alle brigate rivoluzionarie a uccidere Gheddafi», ha dichiarato due giorni fa durante un’intervista con l’emittente egiziana «Sogno Tv» al Cairo, dove si trova per partecipare ad un dibattito sulle Primavere arabe.
PISTA FRANCESE - Tra gli ambienti diplomatici occidentali nella capitale libica il commento ufficioso più diffuso è che, se davvero ci fu la mano di un sicario al servizio degli 007 stranieri, questa «quasi certamente era francese». Il ragionamento è noto. Fin dall’inizio del sostegno Nato alla rivoluzione, fortemente voluto dal governo di Nicolas Sarkozy, Gheddafi minacciò apertamente di rivelare i dettagli dei suoi rapporti con l’ex presidente francese, compresi i milioni di dollari versati per finanziare la sua candidatura e la campagna alle elezioni del 2007. «Sarkozy aveva tutti i motivi per cercare di far tacere il Colonnello e il più rapidamente possibile», ci hanno ripetuto ieri fonti diplomatiche europee a Tripoli.
RIVELAZIONI - Questa tesi è rafforzata dalle rivelazioni raccolte dal «Corriere» tre giorni fa a Bengasi. Qui Rami El Obeidi, ex responsabile per i rapporti con le agenzie di informazioni straniere per conto del Consiglio Nazionale Transitorio (l’ex organismo di autogoverno dei rivoluzionari libici) sino alle metà del 2011, ci ha raccontato le sue conoscenze sulle modalità che permisero alla Nato di individuare il luogo dove si era nascosto il Colonnello dopo la liberazione di Tripoli per mano dei rivoluzionari tra il 20 e 23 agosto 2011. «Allora si riteneva che Gheddafi fosse fuggito nel deserto e verso il confine meridionale della Libia assieme ad un manipolo di seguaci con l’intenzione di riorganizzare la resistenza», spiega El Obeidi. La notizia era ripetuta di continuo dagli stessi rivoluzionari, che avevano intensificato gli attacchi sulla regione a sud di Bani Walid e verso le oasi meridionali. In realtà Gheddafi aveva trovato rifugio nella città lealista di Sirte. Aggiunge El Obeidi: «Qui il rais cercò di comunicare tramite il suo satellitare Iridium con una serie di fedelissimi fuggiti in Siria sotto la protezione di Bashar Assad. Tra loro c’era anche il suo delfino per la propaganda televisiva, Yusuf Shakir (oggi sarebbe sano e salvo in incognito a Praga). E fu proprio il presidente siriano a passare il numero del satellitare di Gheddafi agli 007 francesi. In cambio Assad avrebbe ottenuto da Parigi la promessa di limitare le pressioni internazionali sulla Siria per cessare la repressione contro la popolazione in rivolta». Localizzare l’Iridium del dittatore con i gps sarebbe poi stato un gioco da ragazzi per gli esperti della Nato. Se fosse confermato, fu quello il primo passo che portò alla tragica fine di Gheddafi poche settimane dopo.

L'efficienza energetica diventa legge



Pochi ne hanno parlato, ma la novità è importante: dall’11 settembre l’efficienza energetica è un obbligo di legge che tutti i paesi dell’Unione europea dovranno recepire entro i prossimi 18 mesi.   Che cosa significa questa decisione? Sulla spinta di un deficit energetico insostenibile (quasi cento miliardi di euro nel 2011) l’Unione ha deciso finalmente di battere un colpo e di creare le premesse per spingere al massimo sul risparmio e sul taglio degli sprechi. I margini sono enormi, se si pensa che l’inefficienza energetica vale circa il 25 per cento dei consumi domestici. In pratica: prendete una bolletta, tagliatene il valore di un quarto e ottenete quanto si potrebbe risparmiare se fossero eliminati gli sprechi di energia.
La spinta dell’Unione, che auguriamoci sia presto tradotta dal governo e dal parlamento italiano in una legge nazionale, ha anche un altro significato: incentivare al massimo interventi di riqualificazione energetica sia negli edifici privati sia in quelli pubblici. Dove lo spreco dilaga. Anche perché, come nel caso dell’Italia, oltre il 70 per cento del patrimonio edilizio ha un’età superiore ai trent’anni  e ha bisogno urgente di ammodernamento. Il riscaldamento condominiale con le pompe di calore, per fare un esempio, che secondo le direttive dell’Unione dovrà coprire il 70 per cento del fabbisogno energetico, si traduce in un risparmio dei costi di circa un terzo nei consumi. Trasformare l’efficienza energetica in una legge, a questo punto, è un dovere e un’opportunità. Anche per creare una leva sulla quale sviluppare politiche concrete a favore della crescita economica. Una crescita sana, sostenibile e non predona rispetto all’ambiente e alle risorse naturali.
Un’idea di quale potenziale contiene la rivoluzione dell’efficienza energetica mi è arrivata leggendo in anticipo alcune relazioni previste all’Innovation festival di Bolzano in calendario dal 27 al 29 settembre.  Bolzano ha già deciso di tradurre l’efficienza energetica in un obiettivo: diventare, entro il 2030, una città C02 neutral, ovvero indipendente dall’uso di fonti energetiche fossili. Ciò significa che entro quella data per riscaldare case, industrie e uffici si dovrebbero consumare 390 gigawattora rispetto agli attuali 1260 con un crollo delle emissioni di CO2 da 317mila a 54mila tonnellate e con un risparmio di 90 milioni di euro all’anno.  Non tutte le città hanno le condizioni ambientali di Bolzano, non tutte dispongono di una tradizione green come quella del territorio altoatesino, ma una cosa è sicura: l’efficienza energetica cambierà radicalmente i nostri consumi e perfino i nostri stili di vita. E per fortuna l’Europa lo ha capito.  

Cassano di nuovo padre?


La moglie dell'interista ha pubblicato su 'twitter' la foto di un 'pancione' con un fiocco rosa e azzurro. In arrivo un fratellino per Christopher?



Cassano di nuovo padre? - La moglie dell'interista ha pubblicato su 'twitter' la foto di un 'pancione' con un fiocco rosa e azzurro. In arrivo un fratellino per Christopher?

Antonio Cassano potrebbe diventare di nuovo papà. La moglie del calciatore interista, Carolina Marcialis, ha infatti pubblicato una fotografia su 'twitter' in cui si nota un 'pancione' con un fiocco rosa e azzurro. 

Anche i commenti visualizzabili sulla pagina della signora Cassano potrebbero far pensare a un nuovo lieto evento nella famiglia di 'FantAntonio'. 

La coppia ha già un figlio, Cristopher, nato nello scorso mese di aprile.

Sale la fiducia in Monti: al 43%. Grillo guadagna più di un punto



Monti a bari
L’estate porta consenso a Mario Monti e al suo governo. È questo il dato più rilevante dell’ultimo sondaggio realizzato da Spincon.it. Rispetto al 9 agosto, il job approval del premier sale dal 38,9% al 43% (+4,9%). E cresce la percentuale di cittadini che esprimono un giudizio positivo per l’operato del governo nel suo complesso: 39,3% rispetto al 36,6% di inizio agosto. Se prendiamo in considerazione il differenziale tra chi esprime un giudizio “molto positivo” e chi ne esprime uno “molto negativo” (il sondaggista statunitense Scott Rasmussen definisce questo parametro come “approval index”), Monti passa dal -22,5% al -17,1%, migliorando di oltre cinque punti percentuali (+5,4%). Trend positivo, ma meno evidente, anche per il governo, in crescita dal -28,3% al -24,9% (+3,4%). Un italiano su dieci, insomma, esprime un giudizio “molto positivo” sull’operato del premier, mentre il numero di chi ha un’opinione “molto negativa” è ormai sceso a meno di un terzo della popolazione totale. Una crescita di popolarità, quella di premier ed esecutivo, che sembra distribuita abbastanza omogeneamente sullo spettro “ideologico” del paese. Anche se, in valori assoluti, Monti resta molto più apprezzato tra gli elettori di centro e di centrosinistra (oltre il 60%) rispetto a quelli di centrodestra (circa il 25%). Intenzioni di voto Passiamo ora alla parte del sondaggio che riguarda le intenzioni di voto per le prossime elezioni politiche. Rispetto a quanto segnalato da altri istituti di ricerca nelle ultime settimane, Spincon.it non registra una ripresa sostanziale di consenso da parte del Pdl, che resta più o meno sugli stessi livelli di agosto.
A livello di coalizione, un ipotetico centrodestra (Pdl, Lega, La Destra, Grande Sud e Fiamma tricolore) raggiungerebbe oggi il 30,6%, perdendo cinque punti decimali rispetto al 9 agosto. Il centrosinistra (Pd, Idv, Sel, Verdi e Psi) passa dal 40,2% al 39,5%, perdendo lo 0,7%. In calo anche il Terzo Polo (Udc, Fli, Api ed Mpa), che passa dall’8,9% all’8,5% (- 0,4%). In crescita, invece, il Movimento 5 Stelle, che guadagna l’1,3% passando dal 13,0% al 14,3%, invertendo il trend sostanzialmente negativo che aveva caratterizzato questa formazione politica all’inizio dell’estate. Partendo da destra, il Popolo della Libertà passa dal 17,9% al 18,3% (+0,4%), con un miglioramento molto leggero che lo lascia comunque lontanissimo dal risultato raccolto alle elezioni politiche del 2008 (37,3% alla Camera). Lieve calo, invece, per la Lega Nord, che passa dal 7,9% al 7,5% (+0,3%) e per La Destra di Francesco Storace, che perde quattro punti decimali e passa dal 4,5% al 4,1%. Più o meno stabili le altre due formazioni minori del centrodestra: Grande Sud resta allo 0,2%, mentre Fiamma tricolore perde un punto decimale e scende allo 0,5%. A sinistra, perde colpi il Partito democratico, che scende dello 0,5% e si ferma al 26,7%, confermandosi comunque il primo partito italiano. Sinistra Ecologia e Libertà perde lo 0,3% e si attesta al 5,6%. Due punti decimali per l’Italia dei Valori che passa dal 4,8% al 5,0%. Qualche briciola la lascia per strada anche il Psi, in calo dallo 0,5% allo 0,3%, mentre i Verdi guadagnano un punto decimale, salendo dall’1,8% all’1,9%. Calma piatta per i partiti del (fu?) Terzo Polo. Stabile al 6,1% l’Udc. E stabili, anche se in stato “comatoso”, Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli ed Mpa di Raffaele Lombardo, entrambe allo 0,2%. Perde colpi, invece, Futuro e Libertà che scende dal 2,4% al 2,0%. Tra i i partiti che non appartengono ad una delle tre coalizioni maggiori - oltre al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che sale dal 13,0% al 14,3% (+1,3%) - restano stabili i Radicali italiani al 2,1% e la Federazione della Sinistra (l’alleanza tra Rifondazione comunista e Comunisti italiani) al 2,4%. Buona risalita, infine, per il Partito Pirata, che passa dall’1,5% all’1,9% (+0,4%). www.spincon.it - info@spincon.it
Analisi generale Fermare il declino: analisi del voto potenziale Questa settimana, le “domande extra” nel sondaggio di Spincon.it riguardavano l’elettorato potenziale di “Fermare il declino” il movimento lanciato qualche mese fa da Oscar Giannino. Secondo Spincon.it, 29,9% degli italiani prenderebbe in considerazione l’ipotesi di votare per una lista ispirata a questo movimento. Ed è interessante notare come questo “partito” attirerebbe molti più elettori di centrodestra (44,9%) che di centrosinistra (9,4%).
La maggioranza relativa dell’elettorato potenziale di “Fermare il declino” preferirebbe presentarsi alle elezioni senza la compagnia ingombrante di altri partiti (31,3%), anche se non manca chi vorrebbe un’alleanza con Italia Futura (21,4%), con il Pdl (20,6%) o con il Pd (14,3%). Meno consensi riscuotono le possibili alleanze con Lega Nord (7,1%) e Udc (3,7%). Ancora meno l’ipotesi di non partecipare affatto alla tornata elettorale (1,6%). Tra i possibili leader, infine, naturalmente vince a mani basse lo stesso Oscar Giannino (53,4%), con grande distacco nei confronti di Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Zingales, appaiati al 7,5%. Più distanti Emma Marcegaglia (6,4%), Diego Della Valle (5,8%) e Michele Boldrin (2,1%).
Criteri seguiti per la formazione del campione
Le interviste sono state effettuate su di un campione stratificato per sesso, età e ampiezza dei comuni. Metodo di raccolta delle informazioni CAWI Numero delle persone interpellate e universo di riferimento 1.370 casi, popolazione residente in Italia, di 18 anni e oltre, di entrambi i sessi ed appartenenti a qualsiasi condizione sociale Data in cui è stato realizzato il sondaggio Tra il 19/09/2012 ed il 23/09/2012

Fango su Obama: sua madre posò per il porno in un falso documentario


obama
USA2012: MILIONI COPIE FALSO DOCUMENTARIO, MADRE OBAMA GIRO'PORNO - A 38 giorni dalle elezioni il gioco inizia a farsi sempre piu' sporco nella corsa alle presidenziali Usa. L'ultima porcata e' un falso documentario inviato ad oltre un milione di elettori in Ohio - uno dei cosiddetti "swing States" (stati indecisi decisivi per conquistare la Casa Bianca) - nel quale si afferma che la madre del presidente Obama, Ann Dunham, avrebbe posato per foto pornografiche. Non solo. Facendo il verso al celebre libro di Obama "Dreams of my father", il video si chiama "Dreams from My Real Father: a story of reds and deception", sostiene che il padre kenyota di Obama fosse un comunista conclamato. Centomila copie del video sono state inviate anche in Nevada e New Hampshire ed in totale ne saranno diffuse tre milioni di copie.
IRAN: CASA BIANCA, PIENO ACCORDO OBAMA-NETANYAHU SU STOP NUCLEARE - Tra Barack Obama e Benjamin Netanyahu c'e' "pieno accordo" sulla necessita di impedire all'Iran di ottenere la bomba atomica. Lo ha dichiarato la Casa Bianca riferendo del contenuto di una telefonata tra i due leader, smentendo le voci insistenti del gelo tra il presidente americano e il premier israeliano. Il portavoce Jay Carney ha chiarito che benche' i due leader "condividano l'obiettivo" di bloccare il programma nucleare degli aytollah, restano divergenze sull'imminenza della minaccia rappresentata dalla 'bomba' iraniana. Per Israele e' a breve, mentre per gli Stati Uniti c'e' ancora tempo per continuare con la pressione diplomatica e le sanzioni.
OBAMA BLOCCA PROGETTO CINESE VICINO ZONA MILITARE - A 38 giorni dalle elezioni Barack Obama alza la voce con Pechino. Il presidente ha bloccato "per ragioni di sicurezza nazionale" il progetto di una societa' cinese che voleva realizzare un parco eolico per la produzione di energia elettrica nelle vicinanze di un poligono di tiro della Marina in Oregon. Si tratta di un'area dove sono interdetti sia il volo che la navigazione. Il piano era stato messo a punto dalla cinese 'Ralls Corp'.
IRAN: AGENZIA 'FARS' BEFFATA DA FALSO SONDAGGIO AHMADINEJAD-OBAMA - Gli iraniani descrivono gli Usa come il grande Satana ma poi si 'bevono' come oro colato qualsiasi notizia, anche la piu' smaccatamente incredibile, proveniente dall'America. A farne le spese e' stata l'agenzia degli aytollah, la Fars, caduta nella trappola di un giornale satirico Usa, 'The Onion'. L'agenzia ha riferito che secondo un sondaggio "Gallup (la piu' nota societa' di sondaggi americana) la maggior parte dei bianchi nelle campagne Usa preferirebbe votare il presidente Mahmoud Ahmdinejad piuttosto che rieleggere Barack Obama"